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Da "La bella dai capelli d'oro" di Marie-Catherine d'Aulnoy, tradotto da Carlo Collodi (1875).
C’era una volta la figlia di un Re, la quale era tanto bella, che in tutto il mondo non si dava l’eguale; e per cagione di questa sua grande bellezza, la chiamavano la Bella dai capelli d’oro, perché i suoi capelli erano più fini dell’oro, e biondi e pettinati a meraviglia le scendevano giù fino ai piedi.Essa andava sempre coperta dai suoi capelli inanellati, con in capo una ghirlanda di fiori e con delle vesti tutte tempestate di diamanti e di perle, tanto che era impossibile vederla e non restarne invaghiti.In quelle vicinanze c’era un giovane Re, il quale non aveva moglie, ed era molto ricco e molto bello della persona.Quando egli venne a sapere tutte le belle cose che si dicevano della Bella dai capelli d’oro, sebbene non l’avesse ancora veduta, se ne innamorò così forte, che non beveva né mangiava più; finché un bel giorno, fatto animo risoluto, pensò di mandare un ambasciatore per chiederla in isposa.Fece fabbricare apposta una magnifica carrozza per il suo ambasciatore: gli dette più di cento cavalli e cento servitori, e si raccomandò a più non posso perché gli conducesse la Principessa.
C’era una volta la figlia di un Re, la quale era tanto bella, che in tutto il mondo non si dava l’eguale; e per cagione di questa sua grande bellezza, la chiamavano la Bella dai capelli d’oro, perché i suoi capelli erano più fini dell’oro, e biondi e pettinati a meraviglia le scendevano giù fino ai piedi.
Essa andava sempre coperta dai suoi capelli inanellati, con in capo una ghirlanda di fiori e con delle vesti tutte tempestate di diamanti e di perle, tanto che era impossibile vederla e non restarne invaghiti.
In quelle vicinanze c’era un giovane Re, il quale non aveva moglie, ed era molto ricco e molto bello della persona.
Quando egli venne a sapere tutte le belle cose che si dicevano della Bella dai capelli d’oro, sebbene non l’avesse ancora veduta, se ne innamorò così forte, che non beveva né mangiava più; finché un bel giorno, fatto animo risoluto, pensò di mandare un ambasciatore per chiederla in isposa.
Fece fabbricare apposta una magnifica carrozza per il suo ambasciatore: gli dette più di cento cavalli e cento servitori, e si raccomandò a più non posso perché gli conducesse la Principessa.
Rispondete a queste domande:
Se volete sapere come finisce la favola originale, la storia continua qui.
Se volete ascoltare la fiaba, ecco due versioni “audiolibro”: Letto da Sauro Savelli e Letto da Maria
L'imperfetto esprime la durata o la ripetizione nel passato e, in più, è generalmente utilizzato per descrivere oggetti, persone, oppure uno stato di cose, un sentimento, una condizione, ecc. nel passato. È particolarmente frequente all’inizio dei racconti, cronache giornalistiche, favole, ecc. per descrivere la situazione di sfondo.
Nella maggior parte dei casi, si forma l’imperfetto togliendo la “-re” dall’infinito dell’verbo e aggiungendo la fine appropriata (-vo, -vi, -va, ecc.).
disegnare
pulire
mettere
io disegnavo
io pulivo
io mettevo
tu disegnavi
tu pulivi
tu mettevi
lui/lei disegnava
lui/lei puliva
lui/lei metteva
noi disegnavamo
noi pulivamo
noi mettevamo
voi disegnavate
voi pulivate
voi mettevate
loro disegnavano
loro pulivano
loro mettevano
A questo schema ci sono poche eccezioni: fare = facevo, facevi, ecc.; dire = dicevo, dicevi, ecc.; bere = bevevo, bevevi, ecc., essere = ero, eri, era, eravamo, eravate, erano. Si nota che, nel caso di fare, dire, e bere, la forma è, in certi sensi, ancora regolare, se si considera che è basata sui verbi latini (facere, dicere, bevere) da cui derivano.
NB: lo schema è anche abbastanza regolare per i verbi -arre, -orre, -urre. In questo caso, si aggiunge la fine appropriata (-evo, -evi, -eva, -evamo, -evate, -evano) alla radice corrispondente, evidenziata in neretto nella seguente tabella.
trarre (e simili)
porre (e simili)
tradurre (e simili)
io traevo
io ponevo
io traducevo
tu traevi
tu ponevi
tu traducevi
lui/lei traeva
lui/lei poneva
lui/lei traduceva
noi traevamo
noi ponevamo
noi traducevamo
voi traevate
voi ponevate
voi traducevate
loro traevano
loro ponevano
loro traducevano
Completate le frasi coniugando il verbo all’imperfetto.
ESEMPIO: Quando _________ (andare) all’università, _________ (leggere) tanti articoli di ricerca. > Quando *andavo* (andare) all’università, *leggevo* (leggere) tanti articoli di ricerca.
Questo tempo è detto imperfetto perché spesso riferisce ad un’azione in corso di svolgimento nel passato, fatto in un periodo senza un inizio e una fine molto chiari nel contesto della narrazione. In un certo senso, quindi, la finitezza dell’inizio e della fine dell’azione è “imperfetta.” Esempi di contesti in cui si vede il tempo imperfetto sono:
Un altro uso molto comune si affaccia quando si narra un evento nel passato, dove l’imperfetto è contrapposto al passato prossimo (o al passato remoto, come si è visto nella lettura iniziale e in diversi esempi in questo capitolo). Questo succede perché raccontare una storia richiede sia la descrizione di un'ambientazione (azioni abituali, atmosfera, luoghi e persone) per cui si usa l’imperfetto, sia la narrazione di una trama o il susseguirsi di una serie di eventi, azioni, cambiamenti di sentimenti o pensieri, la quale usa il passato prossimo (o remoto). In generale, tutte le storie hanno una cronologia di eventi messi in primo piano, insieme ad uno sfondo di dettagli e descrizioni.
Alla base, quindi, l’imperfetto corrisponde allo sfondo, mentre il passato prossimo (o remoto) corrisponde agli eventi svolti.
C'era una volta un mercante che era ricco sfondato. Aveva sei figliuoli, tre maschi e tre femmine; e siccome era un uomo che sapeva il vivere del mondo, non risparmiò nulla per educarli e diede loro ogni sorta di maestri. Le sue figlie erano bellissime: la minore soprattutto era una meraviglia, e da piccola la chiamavano la bella bambina, e di qui le rimase il soprannome di Bella, che fu poi cagione di gran gelosia per le sue sorelle.
Da “La bella e la bestia” di Jeanne-Marie Leprince de Beaumont, tradotta da Carlo Collodi (1875).
Ecco alcuni avverbi ed espressioni avverbiali che spesso richiedono l’uso dell’imperfetto quando si narra nel passato:
Ogni anno andavamo in Italia per trovare la nonna.
Da bambino, giocavo sempre all’aperto.
La domenica si riunivano tutti insieme per la cena.
Mia madre mi diceva spesso che dovevo sviluppare l’amore per il prossimo.
Notate bene la posizione dell’avverbio, che va o subito prima o subito dopo il verbo e non in altri posti nella frase.
È erroneo dire, ad esempio:
**Da bambino, giocavo all’aperto sempre. (Da bambino, giocavo sempre all’aperto.)
**Spesso mia madre mi diceva che dovevo sviluppare l’amore per il prossimo. (Mia madre mi diceva spesso che…)
Cosa facevi quando eri giovane? Scrivete un paragrafo di almeno 7 frasi e usate almeno 5 delle espressioni avverbiali dalla seguente lista nel paragrafo: ogni giorno/mattina/mese; generalmente/normalmente/di solito; d’abitudine; sempre; spesso; da bambin*/da giovane/da piccolo; il lunedì/il martedì/ecc.; improvvisamente/immediatamente; presto/tardi.
L’imperfetto è anche usato per esprimere la contemporaneità di due eventi svolti allo stesso momento o nello stesso periodo. In questa costruzione, è molto comune l’uso dell’avverbio “mentre” nonostante il fatto che ci sono molte maniere per indicare la concorrenza delle azioni.
Mentre parlavo con il babbo, il mio coinquilino suonava la chitarra.
Guido giocava a carte mentre la moglie preparava la cena.
Al concerto di Lindsey Stirling, lei suonava il violino e ballava tutto il tempo.
Durante gli studi universitari, Lino lavorava molto e si divertiva il weekend.
A volte un’azione in corso può essere interrotta da un’altra. In tale caso, si usa il passato prossimo per l’evento che interrompe quella in corso (per la quale si usa l’imperfetto).
Mentre Giacomo faceva i compiti, si è addormentato.
Il passato prossimo si usa per attività che sono durate un determinato periodo di tempo, con un inizio e una fine precisi (per più sul passato prossimo, riferite al capitolo I tempi composti del passato). Al contrario, il tempo imperfetto si usa per durate indefinite. Considerate questi esempi:
Periodo definito:
Periodo indefinito:
NB: alla fine è l'intero contesto a determinare quale di questi due tempi passati utilizzare e non un determinato avverbio. Ad esempio, nelle frasi che seguono, la stessa espressione avverbiale, “un giorno,” richiede l'imperfetto o il passato prossimo, a seconda del contesto.
Completate le frasi, scegliendo tra l’imperfetto e il passato prossimo, secondo ciò che richiede il contesto.
ESEMPIO: Quando Monica _________ (abitare) a Firenze, dal balcone di casa sua _________ (vedere) spesso alcuni ragazzi che _________ (giocare) a pallone nel cortile. > Quando Monica *abitava* (abitare) a Firenze, dal balcone di casa sua *vedeva* (vedere) spesso alcuni ragazzi che *giocavano* (giocare) a pallone nel cortile.
Parte prima. Completare il racconto col tempo verbale appropriato, scegliendo tra l’imperfetto e il passato prossimo.
Ieri mattina, mentre io (guardare) felicemente la partita di pallavolo al bar, (incontrare) per caso alcuni miei vecchi amici di scuola. Durante gli anni della scuola superiore noi (andare) spesso a casa di Andrea per guardare le partite in TV. Dopo aver chiacchierato a lungo al bar, (andare) a prendere un gelato insieme. Quando (essere) in gelateria, la mia amica Veronica (cadere) facendosi molto male. In più, il gelato (essere) su tutta la maglietta! Mentre la (pulire), mi (rendere) conto che la macchia (diventare) solo più grande.